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MEMORIE : volti e voci della mia gente, è un libro che entra dentro le vite, dentro i volti, le rughe, e le esistenze di una intera generazione, una generazione dove affondano ancora le nostre radici, e che voce più non ha perché ce ne stiamo dimenticando. E ci stiamo dimenticando chi siamo, da dove veniamo, dove dobbiamo andare. Soprattutto quel senso di appartenenza che rende forte e sicuri gli uomini, e di conseguenza un popolo. Quell’appartenenza dettata dagli esempi, dai valori, dalle tradizioni, dalla terra, dalla storia, dalla religione, le abitudini, i sentimenti, gli odori, i sapori, tutto quello che invece ha forgiato e guidato questa gente. Gente che ha vissuto ii periodi più bui del secolo scorso, che ha visto guerre, morte, distruzione, dolore, fame, miseria, umiliazioni. Gente che con volontà e dignità si è ricostruita le case, le vite, i paesi, l’Italia intera! E ha lottato per i propri diritti, per una equità sociale ed umana, per ideali giusti e solenni, a costo di soprusi e angherie, , a costo della loro stessa vita. Il nostro tempo non è più degno di loro! Pensare che avrebbero ancora tanto da insegnare, e meriterebbero ben altro che le pagine di un libro! E vengono invece relegati nelle più totali indifferenze e solitudini, negati di una dignità sociale e spesso anche umana. Questo libro è denuncia e messaggio, un monito a questi giorni fragili, a questa realtà dell’apparire, che possa tramutare in fame d’essere, e noi degnare le nostre radici, la nostra memoria, l’esempio che lasceremo, continuando a nutrire l’inarrestabile meraviglioso ciclo della vita. Essere uomini è essere tempo e cercarsi, è persistere il significato, volontà di darsi.

Scopri le presentazioni del libro

VOLTI di casa nostra, foto in galleria d
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Alcuni scatti dal libro

Foto degli spettacoli

"Memorie" di Frisoni: fotografie e storie per fissare un patrimonio

"Voci e volti" del passato per il futuro (gli studenti) adesso (a scuola)

Memorie di Frisoni fotografie e storie p
Voci e volti del passato per il futuro (

Dicono di me

Recensioni

I volti e le storie che Giancarlo Frisoni ci propone in questo pregevole volume sono davvero preziosi. Sono un bene comune da salvaguardare come i valori di quella cultura contadina che sopravvivono nelle parole delle persone ritratte con tanta passione.

Gli scatti di Giancarlo sono frutto di un decennale lavoro svolto su un territorio ancora denso di tradizioni e questo impegno traspare dall’incisività dei volti, dalle espressioni semplici ed al tempo stesso carichi di tenacia o di dolcezza.

In un tempo in cui tutto scorre troppo in fretta, il libro di Frisoni riporta al senso più alto della fotografia, quello di fissare per sempre ciò che è stato a beneficio delle future generazioni. In quelle fotografie e nelle storie personali narrate riscopriamo i valori, gli usi e costumi e la cruda realtà di ogni giorno. Anche atti di resistenza che non vanno dimenticati e che devono essere un nostro patrimonio comune.

L’uso sapiente del bianco e nero mi emoziona e conserva tutta la forza di una generazione che ha vissuto lavorando la terra. Sono ritratti frutto di una relazione di amicizia che Giancarlo ha saputo portare avanti nel tempo secondo i dettami del miglior fotogiornalismo. Solo i progetti di lungo periodo e le forti relazioni con le persone si traducono in pezzi di Storia destinati a durare.

Mi piace quel suo stile diretto, quella capacità di cogliere le diverse espressioni del volto. Sorridenti, smarriti, pensosi o con occhi di fuoco. Un modo vero come vere sono le storie narrate. Storie di vita quotidiana o vicende eccezionali, di chi mostra le lettere sgualcite scritte ai tempi della guerra. E mi attrae l’attenzione per certi particolari, per quelle mani ossute che sembrano scolpite nel legno.

Un grazie profondo e sincero a nome di tutti coloro che amano la verità, la qualità e l’impegno.

Livio Senigalliesi

Antichi volti

 

“Anima dell’uomo come somigli all’acqua”.. così il poeta tedesco Goethe espresse, in uno dei suoi più bei componimenti, il canto della vita che scorre, gorgogliando, turbinando in un torrente che giunge a valle e “canta la rauca sua canzone” per usare le parole del nostro poeta Gabriele D’Annunzio. Quel poeta che sente la nostalgia dell’ “isciaquìo, calpestio, dei dolci rumori”… i suoi pastori, i suoi amati pastori.

La vita nasce dalla terra, terra irrigata da argentee piogge che crosciano e mondano, turbini, saette che come d’incanto cessano e lasciano spazio al sereno. E mentre infuria la tempesta e le cime degli alberi sono sconvolte, corrono i viandanti alla porta… e , silenziosi entrano, in un’antica casa, la casa degli avi, dove le pietre parlano in un pietrificato silenzio. Là li accoglie quel calore e chiarore che solo lo sforzo dei legnaioli ha consentito. Il sacro fuoco arde e accoglie l’enorme camino, dove si siedono le donne  a filare. Civiltà dei lunghi silenzi, dell’ignoranza che non gioca molto con la parola, ma che segna di segni i disegni che scavano i volti. Sono come campi arati, quei volti dove la fatica ha segnato la terra. Campi dove puoi leggere una sapienza che non sa di libro eppure dalla poesia può venir raccolta e amata. La poesia racconta di mondi, quei mondi impressi sugli antichi volti che Giancarlo Frisoni coglie nell’attimo che li sottrae al tempo. E allora, come nel tempo,ma dal tempo fuori, vive il racconto senza parole. Non ci sono parole e anzi il poeta si sforza a cercarne, per dire ciò che è già detto, ma va raccontato a chi non l’ha visto. Va raccontato forse anche a chi l’ha vissuto senza la consapevolezza di quel compimento, perché vissuto in un vivere sempre incompiuto, perché finita l’aratura c’è la semina e poi la raccolta e poi la battitura e poi i figli da sfamare, le vacche e le capre da mungere. In un ciclo dove tutto torna, tutto sembra quasi fosse fermo e qui c’è la quiete, qui c’è il silenzio. Qui si è abbracciati dal sapore dell’antico che attraverso lo scatto di Giancarlo, sembra salire al nostro  gusto, alle nostre narici che sognano quegli odori di legna bagnata al crepitare del fuoco, quegli odori di un contadino sudore impregnato nei logori vestiti, logorati, ma dignitosi. Perché la dignità non abbandona mai i volti di questi uomini nati dalla terra e prossimi alla terra. Nelle espressioni dei loro acquosi sguardi, i mondi lontani, le epoche passate che in loro tornano presenti, come in un ritorno eterno. Attorno a un tavolo godono composti di quel pane e di       quel vino che è abbondanza, è sapore intenso.

Giancarlo sorprende quei volti nei loro ricordi, nel loro perdersi chissà dove, chissà come. Porte che cigolano, antiche porte che tracciano i segni di quelle tante logore mani, mani di lavoro, mani di forza e di tellurica verità. Le mani toccano, sfiorano, battono, segnano e segnano lo scandire del tempo e delle stagioni. E alla fine dei tempi v’è poesia, quella poesia che dimora nel cuore di chi li sa cogliere in un prezioso scatto. Quella poesia che grazie al lavoro di Giancarlo, racconta al mondo un mondo che sembra lontano, ma che è invece vicinissimo all’uomo, perché è innanzitutto vera e profonda umanità.

Frisoni è poeta prima che artista, Frisoni è contadino prima che poeta, Frisoni è uomo semplice che sa raccontare il complesso fenomeno umano che attraversa i secoli. E in quei volti affranti, stanchi, logori, si cela un sacrificio che sembra folle poesia. Ogni contadina sorpresa dalla sensibilità di Giancarlo è come fosse un’Alda Merini che canta la folle avventura della vita, dove tutto è alla fine accolto nella grande danza dell’Essere.

Francesco Corsi

VOLTI E VOCI DELLA MIA GENTE – MEMORIE DI UNA GENERAZIONE DOVE AFFONDANO LE NOSTRE RADICI

Già il titolo ci introduce in un VIAGGIO un viaggio nella Memoria. E proprio gli scatti e le parole di Giancarlo Frisoni autore di questa meravigliosa pubblicazione e la voce di Orietta Zamagni ci aprono la strada alla presentazione che diventa viaggio nella memoria in forma di spettacolo.

Un viaggio  che ci riconduce alle  NOSTRE TRADIZIONI ma soprattutto le nostre RADICI.

Giancarlo ha impiegato due anni di lavoro, ha fotografato gli anziani che abitano o abitavano nei comuni del territorio di Montescudo, Montecolombo nei dintorni della Valconca e a San Marino.

Gli scatti e le parole di Giancarlo catturano la sacralità dei gesti e dei riti del quotidiano cogliendo l’autenticità  e l’essenziale delle persone anziane che ha fotografato e con le quale ha dialogato.

Infatti il merito di Giancarlo non è solo quello fotografico, che è indubbiamente pregevole,  ma soprattutto  la sua professionalità e sensibilità gli ha permesso di dialogare con queste persone e ha colto di ognuno di loro un’intensa ricchezza poetica facendoli diventare attori di un racconto-ritratto -  ve ne renderete conto a breve!

Personalmente mi hanno colpito gli sguardi di adulti impegnati: sono sguardi fieri  e con una grande dignità ma contemporaneamente sono sguardi trasparenti, come quelli dei bambini.

Parlando della sua pubblicazione c’è una frase che lui spesso dice: “questo libro lo sentivo e lo dovevo a queste persone che hanno vissuto i periodi bui del secolo scorso”; io invece gli dico: “ci hai fatto un grande regalo Giancarlo” perché, come avrete modo fra poco di vedere e di sentire, i racconti che Giancarlo e la sua amica Orietta Zamagni leggeranno ci ricondurranno alle nostre radici culturali e probabilmente ci faranno pensare al nostro stile di vita domandandoci sull’opportunità di migliorarlo partendo proprio dai valori che questa pubblicazione evidenzia.

Molti di voi conoscono Giancarlo Frisoni perché hanno visitato le mostre che sono state fatte a San Marino e nei dintorni,  le sue opere sia nell'ambito pittorico che letterario che fotografico hanno ottenuto diversi riconoscimenti importanti e ha anche rappresentato San Marino durante dell'Expo del 2015 e alla 56° e 57° Biennale Internazionale di Venezia.

Prima di lasciare a loro la scena, vorrei sottolineare che questo appuntamento è promosso nell’ambito delle iniziative organizzate per celebrare il decimo anniversario di iscrizione UNESCO. Dal 7 luglio 2008  il Centro Storico di San Marino e di Borgo Maggiore e il Monte Titano  sono nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Abbiamo subito pensato che questo era il posto giusto per questa iniziativa perché questo luogo è uno dei luoghi architettonici tutelati ma a ciò si aggiunge un grande valore umano giacché negli anni della seconda guerra mondiale le gallerie furono attrezzate per dare ospitalità agli oltre 100.000 italiani che chiesero rifugio. Inoltre consideriamo che le persone fotografate e protagoniste di questa pubblicazione anche loro sono un grande patrimonio da conservare nei nostri ricordi.

Termino ringraziando la Giunta di Castello di Borgo che ha sostenuto questa iniziativa e a tutti quanti hanno collaborato per renderla fattibile.

Marilena

Sfogliare questo libro non è scorrere solo una serie di fotogrammi, non ha il semplice obiettivo di ricordare partendo dal passato per arrivare ai giorni nostri e non è neanche una modalità alternativa per fare un’indagine sociologica. È tutte e tre le cose insieme. È compiere un viaggio ideale tra passato e presente, cogliendo l’autentica essenza rurale degli abitanti e dei territori del Comune di Montescudo-Monte Colombo e dei dintorni della Valconca. È contemporaneamente un lavoro reportagistico e un lavoro fotografico caratterizzato dal bianco e nero.

I protagonisti di questo “album”, infatti, sono i volti di uomini e donne, appartenenti alla terza e quarta età, sorpresi in maniera naturale nelle loro ordinarietà; sono le mani che hanno conosciuto la durezza del lavoro; è la quotidianità nelle case e nei campi in cui questi si riversano. Sono la testimonianza preziosa di abitudini e sentimenti, spazi e memorie che sono antichi e che continuano a r-esistere. Sono la rappresentazione di un momento di vita con contenuti e finalità proprie; una nuova fase in cui è potenzialmente possibile realizzare la propria soggettività con attività, interessi e progetti individuali e collettivi.

Il fotografo, Giancarlo Frisoni, sembra essere entrato in punta di piedi nella vita di ognuno di loro per coglierne la routine, la semplicità, ma anche la ricchezza e l’intensità di quella civiltà ormai dimenticata. Parallelamente, sembra che siano gli stessi uomini e donne a voler chiedere all’autore di restare, diventando così attori di un racconto-ritratto che, non solo resiste al passare del tempo, ma ha il potere di ancorarci a quelle che sono le nostre radici. In questo caso, Frisoni ha compiuto un percorso inverso di empatia, arrivando a condividere momenti di vita con gli anziani fino a coglierne il segreto racchiuso nei loro occhi, sempre nel rispetto e con la sensibilità verso una condizione di fragilità che comunque desta interesse. E lo ha fatto utilizzando il bianco e nero, permettendo così di catturare un istante senza troppa invadenza e mettendo in risalto le singolarità epidermiche dei soggetti ritratti.

Infatti, un occhio attento coglierà nelle mani, nei solchi della pelle, negli occhi dei soggetti tutto il candore, il mistero, lo stupore e la poesia del loro vissuto. Ma si ritroverà anche a leggere poche righe. A volte sono momenti di riflessione propri dell’autore. Altre, sono brevi passaggi di vita vissuta per meglio comprendere i sentimenti sani, i legami familiari, il valore del sacrificio che sottendono ai solchi del tempo segnati dalle profonde rughe presenti sui volti.  

Qui ci si può fermare perché non è nelle intenzioni di questa introduzione fornire spiegazioni od offrire approfondimenti. Volendolo, sarebbe stato necessario ben altro testo di accompagnamento, ma sarebbe stata pubblicata un’altra opera. Abbiamo voluto piuttosto offrire qualche suggerimento di lettura e qualche motivo di riflessione. Anche di comprensione, dal momento che senza queste righe pochi degli intendimenti del lavoro sarebbero giunti al lettore. Ma il lettore non si vuole tediare oltremodo.

È un libro per immagini, e per gli abitanti di Montescudo-Monte Colombo e della Valconca tutta, si spera, qualcosa di più.

 

L’Amministrazione Comunale

di Montescudo-Monte Colombo

Giancarlo Frisoni è un pittore, ma la sua versatilità lo porta ad esprimersi e a creare anche attraverso la fotografia, attraverso la poesia. Quando le sue arti si mescolano, nutrendosi delle reciproche energie, ne esce sempre qualcosa che colpisce l’anima, i sentimenti, l’intelletto, e ci avvicina a qualcosa che è simile alla perfezione del Dio. Qualcosa che supera i ristretti confini della nostra dimensione umana, pur affondando le radici nella terra, nelle erbe, nei fiori e, in special modo, in quei ricordi di un tempo irrimediabilmente perduto. Nasce così il suo libro “Memorie, volti e voci della mia gente” …..

Angela Venturini da TRIBUNA POLITICA WEB.SM del 3 luglio 2018

Riconoscimenti

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